La nuova enciclica di papa Francesco – “Laudato sí – sulla cura della casa comune” – propone
una riflessione fondamentale per affrontare con serietà e responsabilità il problema ambientale.
Prima di tutto essa slega il “discorso ecologico” da ogni tipo di ideologia, azzerando l’idea che il
tema interessi solo ad alcuni o a una parte della società.
Per questo, il Papa non si rivolge solo ai cattolici: il suo appello va verso tutta l’umanità, a chi ha
una religione e a chi non ce l’ha e afferma: “ Di fronte al deterioramento globale dell’ambiente,
voglio rivolgermi a ogni persona che abita questo pianeta”.
Il problema riguarda tutti, perchè si tratta di pendersi cura della “casa comune” che è la natura,
cioè il mondo che ci ospita, accoglie, sostiene e incanta, unitamente a tutti gli esseri viventi.
La globalizzazione, soprattutto delle comunicazioni di massa e dell’economia, ci permette di
cogliere, oggi più che in passato, che il mondo per quanto grande sia, è un “villaggio globale”,
in cui tutto è in relazione e in cui tutto dipende, nel bene e nel male.
I più aggiornati studi scientifici vengono a convalidare l’idea che nella natura c’è una profonda
interdipendenza tra i viventi.
Scrive il Papa: “Per questo, fra i poveri più abbandonati e maltrattati, c’è la nostra oppressa e
devastata terra, che «geme e soffre le doglie del parto» (Lettera di San Paolo ai Romani 8,22).
Dimentichiamo che noi stessi siamo ter- ra (Genesi 2,7). Il nostro stesso corpo è costituito dagli
elementi del pianeta, la sua aria è quella che ci dà il re- spiro e la sua acqua ci vivifica e ristora.
La regalità dell’universo è pienamente in accordo con il pensiero biblico sulla creazione, dove si
dice che “la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo Spirito di Dio
aleggiava sulle acque” (Genesi 1,2).
Il Libro Sacro ci fa presente che tutto fu organizzato all’inizio della creazione, con sapienza e
amore. “E tutto era cosa molto buona” (Genesi 1,31). Niente in disordine! E la Bibbia continua il
suo messaggio mostrandoci che ben presto l’egoismo, l’orgoglio, la superbia, l’istinto di
dominazione hanno messo a soqquadro tutto.
E il “giardino” è diventato un luogo di sofferenza e di sopraffazione.
Nonostante ciò tocca ad ogni uomo e ad ogni donna prendersi cura dell’universo (Genesi 2,15).
Siamo qui invitati a cercare soluzioni non solo nella tecnica, ma anche in un cambiamento
dell’essere umano, per- ché altrimenti affronteremmo soltanto i sintomi ma non le cause.
Ci viene proposto di passare dal consumo al sacrificio, dall’avidità alla generosità, dallo spreco
alla capacità di condividere, in uno sforzo che significa imparare a dare, e non semplicemente a
rinunciare.
È un modo di amare, di passare gradualmente da ciò che io voglio a ciò di cui ha bisogno il
mondo di Dio. È liberazione dalla paura, dall’avidità e dalla dipendenza.
Se non cambieranno veramente le cose, iniziando dal nostro stile di vita, i problemi ambientali:
l’inquinamento atmosferico, la scarsità di acqua potabile, i cambiamenti climatici degraderanno
la vita al punto di creare tensioni e conflitti tali da creare grandi minacce al giusto progresso di
tutti i popoli e quindi alla pace.
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